giovedì 5 aprile 2012

[cattive influenze]-omaggio a Dorian Gray


Quel giorno Basil non era solo. Dorian non si aspettava un altro ospite, arrossì e balzò in piedi.
“Basil, non sapevo che fossi in compagnia”
“E’ Lord Henry Wotton, Dorian, un mio vecchio amico di Oxford. Gli stavo dicendo che sei un modello meraviglioso!”
Lord Henry aveva una strana luce negli occhi: Dorian era meravigliosamente bello e gli schietti occhi azzurri e i capelli d’oro, avevano attirato l’attenzione dell’uomo. In Dorian brillava tutta l’appassionata innocenza della giovinezza. Il mondo non lo aveva ancora contaminato.
“Siete troppo affascinante per dedicarvi alla filantropia, signor Gray, troppo affascinante” esclamò Lord Henry, accasciandosi sul divano e aprendo il portasigarette.
“Dorian, ti avviso! Lord Henry esercita una pessima influenza su tutti i suoi amici, eccetto che su di me” nelle parole di Basil si distingueva perfettamente quella gelosia verso Dorian che non sapeva nascondere.
 “Non esiste una buona influenza, ogni influenza è immorale!” ribadì l’aristocratico “Influenzare un individuo significa dargli la propria anima!”
Basil era assorto nella pittura: Dorian era perfettamente immobile e la luce che aveva negli occhi era perfetta. Non sapeva quello che Lord Henry gli stesse dicendo, ma doveva aver davvero fatto colpo sul ragazzo.
“Bisogna godere di ogni attimo di giovinezza, signor Gray. Noi siamo puniti per le nostre rinunce, ogni impulso che cerchiamo di soffocare ci avvelena! Peccando, il corpo si libera dal peccato, è una forma di purificazione. Cedere ad una tentazione, è l’unico modo per liberarsene!”
Dorian era affascinato da quell’uomo: ne aveva paura, e si vergognava ad averne. Aveva suscitato in lui fiducia e stima e gli stava svelando i segreti della vita, nonostante lui non glielo avesse chiesto.
“La bellezza, mio caro Dorian, è una forma di Genio, anzi, ne è superiore, perché non ha bisogno di spiegazioni” aveva continuato a spiegare Lord Hanry, muovendo sinuosamente le mani bianche “e quando la perderete, non ne riderete, perché al contrario di quello che dicono, la bellezza non è superficiale. Gli dei sono stati generosi con voi signor Gray, ma loro, tolgono presto ciò che danno. La vostra giovinezza se ne andrà, la vostra bellezza si sciuperà, diverrete giallastro, scarno, inespressivo. Il mondo vi appartiene per questa stagione, poi…”
“Finito!” l’estasiata voce di Basil distrasse Lord Henry, mentre Dorian combatteva contro la gelida mano che gli stava strozzando il cuore.
Il ritratto era perfetto: meraviglioso in ogni suo punto, una delle più grandi cose dell’arte moderna.
“Com’è triste!” mormorò Dorian “Io diverrò vecchio, brutto, scarno, e questo quadro conserverà per sempre la mia bellezza! Per questo, darei tutto ciò che ho! Per questo, darei l’anima!”
“Siate felice di avermi conosciuto” sussurrò Lord Henry, lasciando lentamente la stanza.
                                                                                       ***
Il tempo passò e, avidamente, Dorian godeva della sua giovinezza, della sua immortale bellezza. Non l’avrebbe mai persa, non sarebbe mai invecchiato, non sarebbe mai diventato brutto, scarno, giallastro. I primi segni del tempo cominciavano a sgualcire il dipinto, che lui stesso aveva staccato dalla parete e chiuso a chiave in una stanza buia. Nessuno mai avrebbe dovuto scorgere il suo viso trasformato dal tempo! Era l’emblema della giovinezza, e di quella, avrebbe vissuto per sempre. Eppure, ne aveva timore.

Lord Henry divenne il suo compagno di sbronze: gli fece conoscere l’alcol, le donne, l’arte. Gli aveva svelato i più pericolosi segreti della vita e lo aveva lasciato libero, si fa per dire, di scegliere. Gli aveva concesso la possibilità di non perdere mai la sua giovinezza, e lui, ne aveva approfittato.
“Sono innamorato” disse un giorno Dorian a Lord Henry, arrossendo
“Di chi sei innamorato?” rispose
“Si chiama Sibyl Vane, e un giorno se ne parlerà”
“E dove l’hai incontrata?” domandò Henry
“Promettimi di non ridere! Una sera decisi di avventurarmi per Londra, ed entrai in un assurdo teatrino. Rappresentavano Romeo e Giulietta, e anche se mi sentivo piuttosto seccato all’idea di vedere Shakespeare, decisi di entrare” imbarazzato e preoccupato che l’amico potesse ridere di lui, continuò “c’era un’orchestra spaventosa, diretta da un ebreo incapace, che quasi mi indusse ad andarmene. Poi entrò lei, Giulietta, la quale bellezza riusciva a riempirti gli occhi di lacrime! Una sera è Rosalinda, la sera dopo Imogene! L’ho vista morire, lo vista pazza e innocente! In ogni età e in ogni costume!  Henry, perché non mi dici che l’unica persona che posso amare è un’attrice?”
“Perché ne ho amate tante, Dorian.  Nessuna donna è un genio. Ognuna è un sesso decorativo. Non hanno mai nulla da dire, ma lo dicono in modo incantevole. Che rapporti hai, con quest’attrice?”
“Henry! Sibyl è sacra!” disse agitato Dorian, e balzò in piedi, furioso
“Solamente le cose sacre, meritano di essere toccate” rispose imperterrito e crudele Lord Henry, mentre Dorian, scompariva in fondo alla strada.
Aveva sbagliato. Aveva scelto di vivere attaccato alla bellezza. Aveva deciso di non abbandonare mai la giovinezza e aveva sacrificato così i veri piaceri della vita: i sentimenti, le emozioni. La bellezza, la giovinezza eterna, avrebbero mai potuto sostituire l’amore?Sibyl era sacra, era sua. Avrebbe voluto sposarla, avrebbe voluto amarla pienamente. Avrebbe potuto farlo, mantenendo quell’anima putrida?
Correndo in lacrime, si ritrovò ben presto davanti alla sua dimora: incessantemente suonò il campanello e il maggiordomo aprì, perplesso. Dorian lo spinse, e d’un balzo si ritrovò al piano superiore.
Aprì lentamente la porta che lo separava dal sacrilegio: il dipinto era li, sotto un telo purpureo che non aspettava altro che essere distrutto. Le rughe contornavano gli occhi dell’uomo nel ritratto, il biondo splendente dei suoi capelli, era divenuto opaco, le mani non erano più quelle sinuose di un tempo. Ma quegli occhi, erano quelli che gli facevano paura: attraverso di essi, Dorian poteva scorgere il cuore di ghiaccio e l’anima scura che si erano impossessati di lui. Voleva vivere l’amore appieno, non solo l’amore carnale, quello non gli bastava più.
Impugnò in tagliacarte che trovò sulla scrivania e si avventò contro il dipinto.
La mattina seguente si svegliò sotto gli occhi stupiti di Henry, che si era precipitato in casa sua.
Dorian si sentiva meno giovane, ma libero.

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